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Articolo di altraimola.it – Incontro Pubblico a Castel Guelfo 21.05.2025 Interventi per la Riduzione del rischio idrogeologico lungo l’asta del fiume Sillaro , presenti la Regione Emilia Romagna e tutti gli enti coinvolti.

Il fallimento del buon senso” di Riccardo Galassi

Lunedì 21 luglio 2025. Vengo a sapere che nel pomeriggio, il Sindaco del Comune di Castel Guelfo di Bologna (Bo) insieme ad uno staff ben nutrito della Regione Emilia Romagna, nonché rappresentanti della AdBPo e della struttura commissariale, terranno un evento dal titolo: Un piano di interventi della Regione Emilia Romagna per la riduzione del rischio idrogeologico lungo il Fiume Sillaro.

Un argomento che mi sta molto a cuore, dal momento che nel territorio della regione ho avuto modo di conoscere, in questi ultimi 2 anni, moltissime persone che, per effetto degli eventi alluvionali, hanno perso tutto, o comunque sono stati fortemente penalizzati dall’acqua fuoriuscita dagli alvei dei torrenti che scendono dalla montagna e dalla collina.

Un argomento che ben conosco perché, proprio per ridare un po’ di speranza a quelle persone, mi sono messo a studiare sul campo quanto accaduto ed i documenti disponibili sul tema. Da geologo e da libero professionista che esercita da circa 40 anni, avevo una buona base di conoscenze del territorio, affiancate da una discreta conoscenza di idraulica.

Decido di andare ad ascoltare per capire le proposte e verificare personalmente lo stato dell’arte in merito al tema, dal momento che sono trascorse due estati e mezzo dal fatidico Maggio 2023.

Inizia l’evento con una pletora di personaggi seduti dietro a un tavolo lungo una dozzina di metri, cui faceva da sfondo uno schermo pronto a proiettare le presentazioni degli intervenuti.

Dopo aver assistito alle solite introduzioni ed  i ringraziamenti a questo e a quello per quanto fatto, metto tutta la mia buona volontà per ascoltare la presentazione del Governatore della Regione Emilia Romagna. Mi riesce difficile rimanere concentrato, perché si tratta di ascoltare un monologo auto incensante e auto giustificativo in salsa tecnico politica, nel quale viene ricordata ampiamente l’eccezionalità degli eventi, corroborata da studi di eccellenti cattedratici. 

Ma mi rilasso immediatamente richiamando alla mente una frase di Alessandro Manzoni, che recita: “L’uomo caduto nella colpa ha pur troppo una tendenza a persisterci; e l’esser privato del testimonio della buona coscienza l’affligge senza migliorarlo. Anzi è cosa riconosciuta che il reo aggiunge spesso colpa a colpa per estinguere il rimorso.”

Non ho fatto a tempo a riprendermi dalla prima giustificazione che devo immediatamente mantenere la calma quando sento che il governatore attribuisce alla sua giunta, a meri scopi di propaganda, i meriti relativi ad azioni di indennizzo concertate tra struttura commissariale, presidenti dei comitati e cittadini. 

Ancora una volta, per rimanere tranquillo, ricordo a me stesso che chi parla è un mestierante politico, che mi sta confermando quello che penso da  tempo: “the show must go on”, tutto è campagna elettorale e più bravo sono a far credere in quello che dico e maggiore è la possibilità che io venga riconfermato al mio posto o che faccia carriera. Con buona pace della claque che batte le mani ad ogni parola che esce dalla mia bocca, anche fosse la più sciocca.

E’ umano, penso, ma a tutto c’è un limite, soprattutto quando ci sono di mezzo almeno 18 morti, cui si sommano quelli che si sono tolti la vita perché l’alluvione ha portato via tutto. Un tema che non viene mai ricordato e che mi ha fatto e mi fa molto riflettere. 

Finito il sermone della massima istituzione della regione, condito da ammonimenti di vario tipo per quelli che non la pensano esattamente come lui, iniziano a parlare i tecnici. Finalmente. Ci sarà qualcuno che mi racconta cose interessanti. In fondo, sono venuto fino a Castel Guelfo proprio per ascoltare loro.

Ed è qui che mi assale lo sconforto. Ho assistito impavido, come un ciclista che sale al Tourmalet, alle presentazioni delle “buone” intenzioni della Regione e dell’Autorità di Bacino che sovraintende il territorio dell’Ex Bacino del Reno. Già, perché non si può parlare di altro che di buone intenzioni. 

Com’era il detto latino ripreso da Hegel? “Di buone intenzioni è lastricato l’inferno”. Mai detto fu più calzante…

Una fatica immane rimanere impassibili e accettare in silenzio quello che è stato esposto. In parte conoscevo il progetto delle casse di espansione, quello del 2009, ripresentato oggi da un accademico che in fondo stimo. Una bozza di progetto, nemmeno un progetto, rivisitato in chiave moderna, al quale, in altro contesto, avrei potuto fare alcune importanti osservazioni, soprattutto in merito alle sue conclusioni. 

Avevo aspettative diverse, perché il titolo era roboante, di quelli che servono per attirare le allodole. Ecco, mi sono sentito proprio come un’allodola.

Perche dopo un’ ora e mezza di slide e parole, che si sommano all’ora e mezza delle parole degli “amministratori”, ho capito un paio di cose.

La prima è che gli Enti, ahimè tutti quelli presenti (non certo la struttura commissariale, attirata in una sorta di “Honey trap”), hanno di fatto riproposto le soluzioni contenute in tutti i piani (dai Piani per l’Assetto Idrogeologico ai Piani di Gestione del Rischio Alluvioni 2016 e 2021), senza aggiungere nulla di nuovo. Anzi, direi descrivendo interventi assolutamente vaghi, indefiniti, quasi astratti per i non addetti ai lavori. Segno evidente che ancora nessuno ha un’idea di dove operare per fare cose aggiuntive rispetto alle casse di espansione e alle tracimazioni controllate.  

La seconda, che deriva dalla prima, è la mancanza completa di quella cultura idrogeologica di cui, impropriamente, anche il Governatore della Regione si riempie la bocca parlando di frane. Impropriamente perché lui non le ha studiate e conosciute come chi deve cercare di consolidarle. Occorre ammettere che, in ogni caso, era comunque in buona compagnia, perché si capiva molto bene che nessuno dei tecnici che sedevano a quel tavolo ha mai progettato un consolidamento di una frana. Ma tant’è.

E allora quali soluzioni si possono “spendere” per dimostrare, al mondo e all’inconsapevole pubblico, che qualcosa si sta facendo, e per giustificare la tournee nella bassa bolognese? 

Si fanno parlare i “tecnici”, quelli a cui sono state affidate consulenze che riguardano solo porzioni del bacino del Sillaro, senza avere un quadro dei processi che governano l’intero bacino idrografico. Solo sapendo cosa è e come funziona un bacino idrografico si riescono a capire e risolvere dove nascono i problemi. Oggi, non nel 2023 o nel 2024. Lasciamo perdere il passato, per cui un’apposita commissione parlamentare si occuperà di definire le responsabilità di quanto accaduto in passato.

E’ stato evidente, anche al pubblico che ha assistito all’evento, che nessuno di quei tecnici sa cosa sia uno studio geomorfologico di un corso d’acqua, cosa sia l’interazione tra erosione accelerata e sedimentazione eccessiva, cosa sia l’equilibrio geomorfologico dei torrenti. Termini nemmeno accennati e spiegati alla popolazione. Popolazione cui è stata garantita la manutenzione delle aste fluviali, ma poi nemmeno tanta manutenzione, perché non positiva ovunque. Spiegazioni sussurrate,  ma prive di basi tecniche e scientifiche, che contraddicono gli stessi dettami della DGR regionale 1919 del 2019, scritta e approvata dalla stessa Regione cui i dirigenti tecnici appartengono o con cui collaborano sotto varie forme.

Ho potuto constatare che nel 2025 siamo distanti anni luce dai tempi in cui l’Autorità di Bacino ha studiato il territorio e ne ha definito le criticità (1999). Vero è che per giudicare l’operato dell’AdB, occorre aspettare i documenti ufficiali, che dovevano essere già pubblicati ma che, per ragioni non note, non sono stati ancora dati alle stampe e diffuso. 

Tuttavia, e purtroppo, la sensazione provata nell’ascoltare le informazioni date al pubblico, mi hanno fatto pensare che si tratti di una copia di quanto già esistente, con qualche aggiornamento in termini di rilievi topografici delle sezioni dei torrenti, e, dunque delle portate idrauliche delle aste fluviali e torrentizie. 

Lo confesso, ho davvero pensato in modo negativo ma con la speranza di sbagliarmi, perché se queste mie sensazioni venissero confermate, significherebbe aver perso anni cruciali, quelli necessari ad un vero aggiornamento delle conoscenze di un territorio fortemente esposto a rischio alluvioni.

Tradotto in termini semplici, quello che ho percepito con maggior chiarezza è che manca una visione di insieme, quella che deriva dalla conoscenza del significato geologico, idrogeologico, geomorfologico, idraulico di bacino idrografico. Da cui derivare concetti di politiche sociali e agricole all’altezza. 

E’ stato come ricevere un pugno nello stomaco talmente forte da non riuscire a respirare, pensando alle migliaia di persone cui continuamente vengono promessi interventi mitigativi (il rischio zero è noto che non può esistere) e che dipendono da una classe di tecnici e politici che definire non all’altezza del compito loro assegnato è solo un eufemismo. 

Per questo non sono riuscito a trattenere la mia frustrazione di allodola e, per non pensare di aver inutilmente gettato alle ortiche tre ore del mio prezioso tempo (che avrei dedicato a scrivere relazioni per cercare di risolvere i problemi degli alluvionati), quando è stata data parola al pubblico, ho chiesto di poter fare alcune domande, in qualche modo riportate nel “Verbale dell’Incontro di presentazione degli interventi sul Sillaro”, ricevuto via mail oggi, 22 luglio.  

Alle domande poste e alle osservazioni fatte non mi sono state date risposte degne di questo nome, né dal punto di vista “politico”, né, tantomeno dal punto di vista tecnico. 

Lo specchietto che mi aveva attratto, si era rivelato per come era.

Anzi, lo sconforto è stato maggiore allorché, sollecitati da altre persone che hanno ribadito il concetto dei tempi e delle progettazioni, è stato “chiarito” (ed è servito a chiarirmi), che gli Enti non sono nemmeno entrati nella fase di progettazione delle poche idee presentate in slide.

A parte le casse di espansione e qualche cosa che riguarda la zona a valle della confluenza con il Torrente Sellustra, non è stato fatto cenno di opere di messa in sicurezza. Difese spondali  e sistemazioni delle briglie presenti lungo l’alveo, possibilità di laminare le piene nel tratto collinare del Sillaro e del Sellustra con laghetti o invasi, manutenzione non manutenzione delle piane inondabili e delle zone golenali, invarianza idraulica, sistemazione dei versanti e delle frane, quali, dove, come.

Nulla di nulla, Il vuoto più assoluto. 

Da allodola mi sono sentito trasformato in allocco (le iniziali sono sempre quelle…). Ma anche l’allocco è in grado di pensare, nonostante la nomea.  

E, allora, è stato chiaro anche all’allocco che tra affidamento della progettazione, progettazione, approvazione della progettazione, affidamento degli incarichi di esecuzione ed esecuzione delle opere (ma solo di quelle presentate, ovviamente), la popolazione dovrà aspettare almeno il 2027, tenendo presenti i tempi in cui non sarà possibile lavorare perché le condizioni meteo e del terreno non lo permetteranno. 

Intanto, ma solo per 30 giorni e nel periodo estivo, quando tutti sono in ferie (tranne gli alacri e solerti funzionari regionali), si potranno fare le osservazioni a quanto presentato ieri sera. La domanda dell’allocco è: quali progetti sono stati presentati ieri sera? L’unica bozza di progetto è stata quella spiegata dal cattedratico, che ha ben precisato, che si tratta di uno studio da implementare perché incompleto.

Da quando si possono fare osservazioni a delle proposte e alle bozze di progetto che non sono nemmeno compiute? Dove sono i progetti da visionare per poter indicare, anche in via estremamente collaborativa, soluzioni ottimali? E quali progetti ha fornito l’Autorità di Bacino, che non ha ancora pubblicato nulla degli aggiornamenti pronti?

Sono state chieste osservazioni e proposte nei confronti di astrazioni, di fantomatici proponimenti. 

Da allocco mi sono sentito improvvisamente e simbolicamente trasformato in un airone, uccello che, oltre a popolare le aree paludose delle nostre campagne, anche quelle allagate nel 2023 e 2024, nella cultura greca antica era sacro ad Atena. Ed ho provato dolore.

Lo stesso dolore provocato da una pugnalata nel cuore di tutti quelli che hanno subito l’alluvione, che ne sono stati devastati, che ne sono morti. Una pugnalata al cuore pensando che sono trascorse tre estati dal Maggio 2023. Una pugnalata alle spalle se si pensa che altre regioni confinanti con l’Emilia Romagna, attraverso le delibere del Consiglio dei Ministri riguardanti lo stato di emergenza, hanno operato per mettere in sicurezza il territorio in deroga ad ogni normativa vigente. E ne hanno messo in sicurezza una buona parte in poco tempo.

Se un airone potesse parlare di quello che sta vedendo nel sorvolare le campagne della regione, ringrazierebbe perché a causa di scelte che non hanno senso logico, oggi ha a disposizione più  territorio  dove trovare facilmente cibo. Territorio che una volta era stato strappato alle paludi e utilizzato per l’agricoltura, ma che oggi si  intende far ritornare ad avere una vocazione a palude, con tanto di plauso dello stesso uomo che con fatica lo ha bonificato. 

L’airone non capisce dov’è l’inghippo, e, come l’uomo che vive nello stesso territorio, ha paura che la prossima alluvione spazzi via anche lui e l’habitat che ha laboriosamente ricercato e dove si è finalmente insediato. 

Già, perché almeno l’airone sa che l’acqua non ha colore, se non quella del fango e degli alberi che trasporta durante le piene. E se intelligentemente sfruttata, contenuta, indirizzata e pulita, non è in grado di formare piene che pregiudichino la vita dell’uomo, nonostante l’uomo faccia di tutto per danneggiarsi con le proprie mani.

Alla fine dell’evento, piuttosto deluso dal teatrino che è andato in scena, sono uscito dall’arena e, avviandomi sconsolato verso casa, ho rafforzato una convinzione: quello a cui ho assistito è il fallimento del buon senso.

https://www.laltraimola.it/2025/07/22/sillaro-il-monito-del-geologo-manca-visione-dinsieme-del-bacino/amp

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